Le stagioni e il ruolo della nutrizione

di Fabio Buscemi

Il procedere delle stagioni, ed i cambiamenti climatici che le caratterizzano, hanno da sempre influenzato il nostro organismo, stimolandolo a raggiungere gli equilibri fisiologici ottimali per il mantenimento del nostro benessere e della nostra qualità di vita.

Le variazioni delle quantità di luce che caratterizzano queste fasi di passaggio hanno infatti una forte influenza sulla produzione di due neurormoni principali, la melatonina e la serotonina, spesso legati ad alcuni disturbi stagionali quali sonnolenza, astenia, variazioni dell’umore e delle funzioni gastrointestinali [1,2].

Questi neurotrasmettitori vengono sintetizzati secondo un ritmo circadiano, la melatonina aumenta maggiormente durante le prime ore della notte ed è responsabile della qualità del nostro sonno [3, 4], la serotonina, l’ormone del “buonumore“, è quasi esclusivamente prodotta nel nostro intestino [5, 6], e garantisce un efficiente sistema di comunicazione tra questo organo ed i centri cerebrali associati a funzioni emozionali e cognitive [1, 2].

Molti lavori hanno indicato l’influenza della nostra alimentazione sulla sintesi di questi neurotrasmettitori, evidenziando la possibile funzione di principi nutritivi nei periodi di adattamento stagionale.

È noto, ad esempio, che lunghi periodi di digiuno e di carenze nutrizionali diminuiscano i livelli di melatonina prodotta [7, 8]. Alimenti quali il pomodoro, le olive, il riso, le noci, l’orzo e le fragole sono particolarmente utili nel contrastare questa carenza, altri, come il caffè e l’alcool non sembrano essere indicati a causa del loro effetto inibitorio sulla produzione di questo neurormone [9, 10].

Il consumo di alcool, sia occasionale che abituale, sembra infatti possa ridurre anche le concentrazioni di glucosio nel sangue, uno zucchero utile a ristabilirne la corretta produzione [11].

Sicuramente il nutriente principale e centrale per la sintesi sia della melatonina che della serotonina è il Triptofano, un amminoacido essenziale, che pertanto, deve essere necessariamente assunto con la nostra alimentazione.

Ne sono particolarmente ricchi le uova di gallina, il latte di vacca l’emmenthal, il provolone, l’asiago, l’agnello, il tacchino, il pollo, la bresaola, il farro, gli asparagi, le biete, il cavolo, legumi secchi e farine di avena, segale e miglio.

Alcuni lavori hanno provato che la carenza di questo amminoacido sia correlato ad alterazioni della risposta allo stress [12] evidenziando anche un’influenza sul controllo dell’umore [13, 14], sulle performance cognitive e sulla capacità di memorizzazione visiva [15].

Diete ricche in triptofano hanno mostrato di attenuare questi disturbi [16] anche attraverso un miglioramento delle qualità del sonno [17, 18].

Anche i batteri probiotici, residenti nel tratto digestivo, contribuiscono al mantenimento dei livelli di questo amminoacido, influenzando, in modo diretto e indiretto, la sintesi di melatonina e serotonina [19], una capacità che li rende utili al trattamento di disfunzioni intestinali [20] ed a ridurre livelli di stress, ansia e depressione [21].

Alcuni alimenti, ricchi in vitamina B6, zinco e magnesio, come broccoli, spinaci , frutta secca, cereali integrali, mandorle, noci, pistacchi, lattuga, arance e fragole, hanno invece un ruolo di sostegno nelle reazioni di sintesi di melatonina e serotonina. Questo dato è stato evidenziato in particolare a proposito della combinazione di vitamina B6 e zinco [22-24].

Molti di questi alimenti sono consigliabili anche per il sostegno alla funzionalità del fegato, un organo spesso esposto ad un sovraccarico di lavoro nella stagione primaverile.

Il fegato, infatti, è importantissimo nel processo di depurazione da tossine accumulate durante la stagione invernale ed è associato, nella medicina cinese, alla gestione di muscoli, tendini ed al mantenimento delle qualità del sangue [25].

Molti dei disturbi che si riacutizzano durante la stagione primaverile, come astenia, dolori muscolari, allergie e disturbi digestivi, hanno una certa correlazione con questo organo [26-30].

Studi di popolazione hanno mostrato che diete ricche in frutta e vegetali, in vitamine e minerali antiossidanti, come il sulforafano presente nei broccoli e cavolfiore, e in vitamina C ed E, aiutano nel processo di detossificazione epatica [31].

Gli aspetti modulatori mostrati da questi alimenti quindi, rappresentano un possibile approccio nutrizionale indicato nelle fasi di adattamento stagionale e può sicuramente essere uno strumento utile anche ad assicurarci la giusta armonia con le esigenze che la natura ed il nostro organismo richiedono.

BIBLIOGRAFIA

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